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Archeologia

Nuove immagini dal possibile sepolcro di Alessandro Magno

Scoperto il capitello delle lesene del portale d'accesso alla tomba. Si rimuovono terra e detriti giorno dopo giorno e si infittisce il mistero sul possibile ospite della tomba Kastà.

Nella località Kastà nei pressi della cittadina di Anfipoli nella Grecia settentrionale non si ferma il flusso di turisti e curiosi che vogliono vedere, seppur da lontano, la tomba che sta tenendo col fiato sospeso non solo la Grecia ma storici e archeologi di tutto il mondo.

Ieri una prima entusiasmante scoperta. Dopo aver rimosso una fila di pesanti blocchi che coprono il portale d'accesso alla tomba sono apparse le lesene stuccate del portale, che mostrano chiaramente tracce di colore. Rosso blu e nero, colori analoghi a quelli ritrovati in altre tombe macedoni, tra cui spicca quella di Filippo II a Verghìna. E' stata poi rimossa una grande quantità di terra e detriti accumulati dietro le due sfingi, ora pienamente visibili.

Ministero della Cultura della Repubblica Greca

Il grande interrogativo che finora resta privo di una risposta riguarda tuttavia l'identità di colui che è sepolto in quella enorme tomba, simile come concetto architettonico a mausolei imperiali romani come quello di Augusto o quello di Adriano (Castel Sant'Angelo). 

Inutile negare che le aspettative degli archeologi sono molto alte. In Grecia non è mai stata ritrovata una tomba così grande ed è evidente che tutti pensino alla possibilità che quello sia l'ultima dimora di Alessandro Magno. Numerosi archeologi in ogni caso smentiscono questa ipotesi, sostenendo che Alessandro sarebbe sepolto ad Alessandria, dove, fra l'altro, il suo corpo fu visto sia da Cesare che da Ottaviano. Tuttavia la storia dell'ultimo viaggio di Alessandro che ricaviamo dalle fonti non è così lineare.

Claudio Eliano, nella sua Storia Varia, scritta nel II secolo d.C. ci racconta che il corpo di Alessandro rimase bloccato a Babilonia, luogo del suo trapasso, per circa 30 giorni, mentre i suoi generali cercavano di accordarsi in merito al luogo di sepoltura. In quel momento l'indovino di corte, Alessandro di Telmesso, gettò benzina sul fuoco garantendo che il luogo di sepoltura di un re così grande e vittorioso avuto a sua volta garanzia di prosperità e vittoria. Così quando il corteo funebre era in marcia verso la Macedonia, fu intercettato nei pressi di Damasco dagli emissari di Tolomeo che "se bisogna credere a questa versione" - precisa Eliano - sostituì il cadavere di Alessandro diretto in Macedonia con un fantoccio. 

Dunque già dall'antichità il corpo di Alessandro fu oggetto di contesa, addirittura di sostituzioni, intercettazioni lungo la via del ritorno, doppie tombe e vari inganni. Ma non è da escludere che il corpo di cui si impossessò Tolomeo fosse proprio il fantoccio e non quello di Alessandro e che quello che Cesare e Ottaviano videro ad Alessandria secondo le fonti storiche fosse solo un sarcofago dipinto o una mummia con una maschera funebre d'oro. 

A soccorso di chi spera che nella tomba di Kastà si celi il corpo del grande condottiero macedone potrebbe giungere poi l'aiuto dell'etnografia. Ricercando tracce di un così imponente monumento nelle leggende popolari dell'area di Anfipoli, mi è capitato infatti di imbattermi in una antica leggenda del villaggio di Mesolakkià, a pochissimi chilometri dalla tomba Kastà. Qui potrebbe permanere ancora incredibilmente vivido il ricordo della storia delle due sfingi o meglio delle due tombe di Alessandro in un racconto popolare leggendario.

La storia è ricordata come quella delle "Pietre drago". E' riportata nel volume di Nikolaos Politis (grande etnografo greco) dal titolo "Ricerce sulla vita e la lingua del popolo greco", pubblicato nel 1874. Narra della storia di un grande re che aveva una figlia. Nel suo regno c'erano due enormi pietre di forma uguale. Il re doveva dare in sposa la figlia a due re vicini. E per non scontentarli e decidere equanimemente chi dovesse sporarla, li sottopose a due prove. La prima: sollevare le due enormi pietre-drago perfettamente uguali. La seconda: costruire due alte torri. Ma nonostante ciò i due superarono entrambe le prove. E quindi combatterono fra di loro. E morirono. Anche la principessa decise di non sposarsi più e si fece suora. E morì anche lei. 

Forse sono solo fantasie, ma le due pietre drago possono essere tranquillamente le due sfingi, già note evidentemente in tempi antichi (lo dimostrano alcune delle pietre di accesso rimosse e la colmata di terra interna al corridoio d'accesso), ma inamovibili, quindi misteriose e temibili. 

I due re che si combattevano la principessa possono essere Tolomeo e Perdicca o Tolomeo e Cassandro, insomma i diadochi che ambivano a mantenere la discendenza da Alessandro. Entrambi costruiscono due torri (il sema/soma di Alessandria e la tomba Kastà). Entrambi muoiono e la principessa - Rossane - vedova e afflitta muore anche lei perché rifiuta di sposarsi nuovamente. 

Non sarà dunque un caso che la principessa del racconto si chiami Foteinì (Splendente, rilucente), traduzione perfetta di Rossane che in persiano significa "piccola stella splendente". 

Intanto poco fa la direttrice degli scavi Katerina Peristeri ha annunciato pubblicamente che la tomba con ogni probabilità non è mai stata saccheggiata nell'antichità.  

Francesco Colafemmina

(22 agosto 2014)

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