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Comune di Assisi

Quote rosa: almeno una donna in comune, giunta da rifare

Il Consiglio di Stato annulla le nomine di vice sindaco e assessori. Violata la parità di opportunità tra donne e uomini.

Stesso Vicesindaco e stessi assessori. Tutti uomini.

Una bufera che aveva coinvolto il Sindaco di Assisi e su cui ieri si è pronunciato il Consiglio di Stato. Quote rose non rispettate, anche se al momento delle nomine non esisteva ancora la legge sulla parità di genere in seno agli esecutivi di tutti gli enti locali.

In primo grado le donne ricorrenti avevano visto negato il proprio diritto di parità democratica nella rappresentanza dei cittadini.

Diceva il Tar dell’Umbria che la cornice normativa di riferimento imponeva solo di promuovere (ma non di garantire) la presenza di entrambi i sessi, consentendo dunque alla discrezionalità politica di compiere la valutazione tra i soli candidati, e dunque esponenti politici, e non anche nel più vasto ambito della società civile.

Fondamentale l’interpretazione di una norma statutaria.

Nonostante l’'assenza, al tempo, della legge sulle quote, dicono i giudici di Palazzo Spada, l’art. 30 dello Statuto comunale pone un vincolo specifico che ostacola la nomina di una Giunta monogenere, stabilendo che “il Sindaco nomina il Vice Sindaco e gli Assessori prima dell’insediamento del Consiglio Comunale, assicurando di norma la presenza di ambo i sessi”.

La disposizione, anche se non interpretabile nel senso di imporre la sostanziale parità dei generi all’interno della composizione della Giunta, sicuramente impone, quanto meno, la presenza di almeno una donna al suo interno.

La norma in questione infatti, già esistente al tempo delle nomine, era ed è attuazione di un principio Costituzionale, quello dell’art. 51, che recita: “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.

Ebbene tale promozione esisteva ed era contenuta proprio nell’art. 30 dello Statuto comunale.

Il Sindaco doveva dare conto, per motivi obiettivi, di essere stato impossibilitato a garantire l’effettiva parità dei generi, pena la violazione della citata norma Statutaria, attuativa di una garanzia costituzionale, garantita anche a livello internazionale.

Sarà quindi la volta di una nuova giunta, almeno in parte modificata in quanto definitivamente pronunciando la Quinta Sezione del Consiglio di Stato ha accolto l’appello, annullando i provvedimenti di nomina del vice sindaco e degli altri componenti della giunta comunale e condannato il Comune al pagamento delle spese del doppio grado di giudizio in favore delle parti appellanti, liquidate complessivamente in euro 6000,00, oltre accessori di legge.

 

Luca Tosto

(25 luglio 2014)

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