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Consiglio dei Ministri

Tutela vittime reato: via libera al decreto legislativo

Il decreto legislativo apporta parziali modifiche al sistema normativo vigente.

"Più diritti, assistenza e protezione". Così il guardasigilli Andrea Orlando saluta con soddisfazione il via libera da parte del Consiglio dei Ministri al decreto legislativo Presidenza-Giustizia che dà attuazione alla direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e sostituisce la Decisione quadro 2001/220/GAI.
 
"E' un passo molto importante" spiega il ministro, "perché per la prima volta non ci si rivolge alle parti processuali ma al soggetto debole" che "dovrebbe essere quello più tutelato".
 
Il provvedimento attua la delega normativa prevista dalla legge 96/2013, con riferimento alla direttiva 2012/29/UE, e si colloca nel più ampio contesto della legislazione UE che, in materia, introduce disposizioni comuni per i vari Stati membri. "Ci sono forme di patrocinio gratuito, uno status unico per tutte le vittime dei diversi reati" conclude Orlando, confermando che il Paese "si allinea alle indicazioni europee" ma facendo "qualche passo in più: credo sia un elemento che deve riempirci di orgoglio, perchè consente di avere una giurisdizione più umana".

Il decreto legislativo apporta parziali modifiche al sistema normativo vigente. Alcune sono di particolare rilievo per l’ordinamento processuale penale, come la previsione secondo la quale, qualora la persona offesa sia deceduta in conseguenza del reato, le facoltà e i diritti previsti dalla legge possano essere esercitati, oltre che dal coniuge, anche dalla persona legata da relazione affettiva e con essa stabilmente convivente.

Il provvedimento interviene inoltre in materia di interpretariato e traduzione, rafforzando i diritti della vittima a conoscere e ricevere, nella propria lingua, gli atti essenziali per una sua migliore e consapevole partecipazione al processo sin dal primo contatto con l’autorità. Viene anche garantita la facoltà di presentare, alla procura della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto, la denuncia o querela nella propria lingua e di ottenere gratuitamente la traduzione della relativa attestazione. 

Nel decreto è introdotta la definizione di vulnerabilità della vittima, che ora è desunta, oltre che dall’età e dallo stato di infermità o di deficienza psichica, dal tipo di reato, dalle modalità e circostanze del fatto per cui si procede. Nella valutazione della condizione della persona offesa si terrà conto quindi se il fatto risulta commesso con violenza alla persona o con odio razziale, se è riconducibile a criminalità organizzata, terrorismo o tratta degli esseri umani, se ha finalità di discriminazione e se la vittima è affettivamente, psicologicamente o economicamente dipendente dall’autore del reato.

In caso di delitti commessi con violenza alla persona, la vittima avrà la possibilità di essere informata della scarcerazione o dell’evasione dell’imputato o del condannato. Viene inoltre consentito al giudice di estendere alle persone offese particolarmente vulnerabili le particolari cautele oggi previste solo per i procedimenti penali relativi a specifiche tipologie di reato: l’obbligo della riproduzione audiovisiva delle dichiarazioni anche al di fuori delle ipotesi di assoluta indispensabilità; l’assicurazione che la persona particolarmente vulnerabile non abbia contatti con la persona sottoposta ad indagini e non sia chiamata più volte a rendere sommarie informazioni; la previsione che l’esame della persona offesa particolarmente vulnerabile, in incidente probatorio e in dibattimento, sia condotto con modalità protette.

Maggiori informazioni: 

Fonte: Ministero della Giustizia

La Direzione

(12 dicembre 2015)

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