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Antitrust

Pagamenti alle P.A. non solo con i bollettini postali

L'Authority chiede di consentire ai cittadini di utilizzare accanto alla modalità storica del bollettino di Poste Italiane anche MAV, bonifici, lottomatica, SISAL, pagamenti on line con carte di credito.

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha segnalato al Ministero dell'Economia e delle Finanze, all'ANCI e all'Agenzia per l'Italia Digitale l'importanza, sotto il profilo concorrenziale, del fatto che, in un contesto ove la modalità di pagamento storicamente utilizzata per le somme dovute alla P.A. è il bollettino postale fornito da Poste Italiane S.p.A. (di seguito Poste Italiane), la P.A. Statale, gli enti locali, le società gli enti pubblici ed i gestori di pubblici servizi consentano ai cittadini il pagamento delle somme loro dovute attraverso molteplici strumenti alternativi quali il MAV, il bonifico bancario - rendendo disponibile l'IBAN del conto corrente dell'amministrazione -, il pagamento presso reti alternative (come ad esempio, Lottomatica, Sisal, ecc.), il pagamento on-line con carte di credito ed altri mezzi di pagamento presenti sul mercato.

A livello normativo, precisa l'Authority, l'art. 5 del Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82, Codice dell'Amministrazione Digitale (di seguito anche CAD) costituisce la disposizione cardine volta a garantire che le PP.AA. e i gestori di pubblici servizi accettino, dal 1° giugno 2013, modalità di pagamento caratterizzate dall'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

Malgrado il termine del 1° giugno 2013 sia da tempo trascorso, l'Autorità ha riscontrato, alla luce di numerose segnalazioni pervenute in materia, il persistere di ostacoli alla diffusione di un'ampia gamma di strumenti di pagamento e, conseguentemente, alla libertà di scelta dell'utenza. Ciò determina il mantenimento di distorsioni concorrenziali che favoriscono gli strumenti offerti da Poste Italiane e, in particolare, il bollettino postale che costituisce, come è noto, la tradizionale modalità di pagamento degli importi dovuti dai cittadini alla P.A..

L'IBAN, codice necessario per effettuare i pagamenti tramite il bonifico bancario, continua a non essere reso disponibile all'utenza e i casi in cui la normativa di riferimento continua a limitare, se non ad escludere, l'uso di strumenti diversi dal bollettino postale.

Questo contesto non è stato positivamente inciso dalle Linee guida definite dall'Agenzia per l'Italia digitale (di seguito, Linee guida), emanate in attuazione dell'art. 5 del CAD sopra citato che rimettono agli enti interessati la predisposizione di piani di attivazione e delle modalità di attuazione da implementare entro il 31 dicembre 2015, vale a dire un anno e sei mesi dopo il termine del 30 giugno 2013 indicato dall'art. 5 comma 1 del CAD.

Con riferimento ad alcune specifiche Amministrazioni, quali l'Agenzia delle Entrate, le Linee guida non prevedono peraltro alcun termine entro il quale definire specifiche modalità attuative. L'Autorità ritiene che tale incertezza sulla tempistica rischia di ritardare significativamente, se non di vanificare, la piena attuazione dell'art. 5 del CAD e, conseguentemente, di compromettere lo sviluppo di piene dinamiche competitive nell'offerta di strumenti di pagamento alle PP.AA..

Per altro profilo, le Linee guida non svolgono quella funzione propulsiva per le PP.AA., che, proprio in questo momento, sarebbe stata necessaria al fine di garantire l'effettiva interoperabilità degli strumenti di pagamento.

Come previsto dal Regolamento Ce n. 260/2012, al fine di incentivare la concorrenza tra più strumenti di pagamento, gli Stati membri devono consentire l'interoperabilità tecnica tra i diversi strumenti. Questa interoperabilità è raggiunta attraverso la massima diffusione degli standard tecnici e, in particolare, del codice IBAN che è l'identificativo necessario per consentire al consumatore di effettuare i pagamenti tramite bonifico e l'addebito diretto.

In questo quadro, le Linee guida non incentivano le PP.AA. e i gestori di servizi pubblici a pubblicare sempre il codice IBAN e l'identificativo del conto corrente postale, in modo da consentire che l'obbligazione sottostante al bollettino postale possa essere pagata anche con l' “accredito sul conto di pagamento del beneficiario tramite un'operazione di pagamento” eseguita a partire dal conto corrente del pagatore;

Al fine di delineare un quadro normativo incisivo e idoneo a favorire la più ampia concorrenza tra gli strumenti di pagamento per il versamento delle somme dovute alla P.A., l'Autorità ritiene necessario che siano, quindi, emendate le disposizioni ancora vigenti, laddove prevedono il bollettino postale come strumento di pagamento esclusivo o comunque privilegiato, rendendo sempre disponibile anche il codice IBAN.

Nella stessa prospettiva, le Istituzioni interessate dovranno, nella definizione di nuove disposizioni in materia (ad esempio, in occasione della definizione delle modalità di pagamento dei nuovi tributi TARI e TASI), assicurare la possibilità di versare gli importi dovuti a qualsiasi titolo con una pluralità di strumenti di pagamento postali, bancari e gestiti dalle reti alternative.

In conclusione, l'Autorità ribadisce che nel settore dei pagamenti alle PP.AA. e agli enti pubblici di varia natura vi è tuttora un ampio margine di sviluppo nell'offerta di modalità di pagamento alternative al bollettino postale, con conseguenti benefici in termini di innovazione tecnologica, maggiore efficienza nella gestione dei pagamenti e minori costi in capo all'utenza interessata, e auspica che le considerazioni sopra svolte possano rappresentare un'utile contributo a tali fini.

Silvia Capovin

(18 maggio 2014)

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