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Mondiali di calcio

L'Italia di Prandelli debutta contro l'Inghilterra

Difficile fare previsioni sul cammino degli azzurri che spesso nelle competizioni internazionali sono riusciti a sorprendere.

Domani scatterà l’ora x anche per la nazionale azzurra di Cesare Prandelli, che alla mezzanotte ora italiana affronterà l’Inghilterra, nella prima partita del girone più difficile, secondo il parere unanime degli esperti. Infatti, oltre all’abbordabile Costa Rica (almeno nelle previsioni), dovremo poi vedercela anche con l’Uruguay, squadra forte e sempre ostica da affrontare nelle competizioni internazionali e, soprattutto, in Sud America.

In queste ultime settimane molti si sono, scaramanticamente, divertiti a sottolineare che non devono preoccupare i pessimi risultati ottenuti dagli azzurri nei test degli ultimi mesi, sottolineando che nel 1982 e nel 2006 (quando abbiamo vinto i mondiali) le cose erano andate anche peggio.

Altri si sono sbizzarriti a trovare punti in comune tra Bearzot, ct dell’Italia mondiale del 1982 a Madrid; Lippi, che allenava gli azzurri che hanno vinto in Germania nel 2006 e Cesare Prandelli. Sinceramente, non mi pare proprio che si possano fare paragoni  tra i tre commissari tecnici, sotto nessun profilo. Lasciamo stare l’aspetto tattico, anche perché erano altri tempi e si giocava in modo diverso.

Anche sotto il profilo caratteriale la differenza è abissale. Enzo Bearzot era tosto come solo come i friulani doc sanno essere. Infatti l’uomo di cui si fidava più di tutti era proprio uno come Dino Zoff : stessa provenienza geografica e stesso carattere.

Nel 1982 gli azzurri, per protestare contro le critiche feroci (alla partenza Bearzot schiaffeggiò in aeroporto una ragazza che l’aveva ricoperto di insulti), iniziarono un silenzio stampa ed indicarono Zoff come loro portavoce. La cosa aveva aspetti veramente esilaranti, visto che il portiere della nazionale diceva, forse, due parole al giorno.

Lippi sapeva essere anche più duro e scorbutico, innalzando un muro a difesa dei suoi “ragazzi” e costruendo uno spirito di squadra “contro tutto e tutti” (era appena scoppiata calciopoli).

Cesare Prandelli è un buonista, politicamente corretto su tutto e tutti. A proposito di politica, intervistato da La Repubblica il 27 febbraio del 2008, l’allora allenatore della Fiorentina ebbe a dichiarare : “ho votato per la sinistra; ho avuto ad un certo punto simpatia per il centrodestra. Sono stato un ondivago, come vede”. In altra occasione, poco tempo fa, ha detto che “serve un ricambio generazionale” ed ha manifestato grande apprezzamento per il Premier Matteo Renzi.

Quanto al carattere, se guardiamo alla difficile scelta, sotto il profilo umano, di lasciare a casa Giuseppe Rossi, forse in lui negli ultimi mesi qualcosa è cambiato. Con molta probabilità, infatti, fino a qualche tempo fa non avrebbe mai fatto una scelta così dura. Pensiamo, ad esempio, agli europei di due anni fa. Dopo aver disputato una serie di partite molto belle nelle qualificazioni, siamo arrivati in finale con gran parte della squadra cotta o infortunata (Chiellini su tutti).

Prandelli decise di schierare gli uomini che l’avevano portato fino alla finale, dove l’Italia venne letteralmente umiliata dalla Spagna con un sonoro 4 a 0. Interpellato in merito, sia in ordine alla nota stanchezza dei giocatori, sia alla condizione fisica precaria a causa degli infortuni, rispose candidamente : “lo sapevo, ma non me la sono sentita di mandare in panchina o in tribuna quelli che mi avevano portato in finale”.

Parole umanamente apprezzabili, ma solo se si gioca in parrocchia : non quando devi affrontare in una finale europea la squadra più forte del mondo.

Ad ogni buon conto, domani si parte e saranno milioni e milioni, nonostante l’ora tarda, gli italiani a tifare davanti al video. Prandelli ha dovuto cambiare schemi all’ultimo momento a causa dell’infortunio di Montolivo, puntando sull’inedita coppia di centrocampo Pirlo-Verratti.

Molti si avventurano a fare pronostici di tutti i tipi : saremo eliminati subito, arriveremo agli ottavi, no ai quarti, anzi almeno in semifinale. Qualcuno sostiene che potremmo anche vincere. Ho qualche dubbio in proposito, ma naturalmente ne sarei felicissimo.

E se, al contrario, lontano da tutti questi voli di fantasia, ci limitassimo a seguire il consiglio di Orazio (quello del “carpe diem”) : godendoci il presente, pronti a cogliere il momento; insomma, giocandocela semplicemente giorno dopo giorno o meglio “partita dopo partita”?

 

 

Moreno Morando

(13 giugno 2014)

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