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Ministero del Lavoro

Jobs Act: chiarimenti sui c.d. 'controlli a distanza' del lavoratore

Con una nota del 18 giugno il Dicastero ha risposto alle contestazioni di parte politica e sindacale a seguito dei provvedimenti del CdM.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è intervenuto con una nota del 18 giugno 2015, pubblicata sul sito istituzionale, per fornire chiarimenti sulla questione dei c.d. “controlli a distanza”, a seguito delle contestazioni sorte in relazione ai provvedimenti adottati dal Consiglio dei Ministri dell’11 giugno e sui quali il QPA aveva riferito con l'articolo intitolato "Jobs Act: approvati i nuovi decreti attuativi", pubblicato nei giorni scorsi.

Nella nota del Ministero si sottolinea che la norma sugli impianti audiovisivi e gli altri strumenti di controllo contenuta nello schema di decreto legislativo in tema di semplificazioni, adegua la normativa contenuta nell'art.4 dello Statuto dei lavoratori - risalente al 1970 - alle innovazioni tecnologiche nel frattempo intervenute.

Nella stessa nota, si precisa che la norma non "liberalizza" i controlli, ma si limita a fare chiarezza circa il concetto di "strumenti di controllo a distanza" ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi strumenti, in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni e, in particolare, con le linee guida del 2007 sull'utilizzo della posta elettronica e di internet.

Il Dicastero del Lavoro evidenzia che - in linea con la norma originaria dello Statuto - anche questa nuova disposizione prevede che gli strumenti di controllo a distanza, dai quali derivi anche la possibilità di controllo dei lavoratori, possono essere installati

  • esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale;
  • ed esclusivamente previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro o del Ministero.

La modifica all'articolo 4 dello Statuto chiarisce, poi, che non possono essere considerati "strumenti di controllo a distanza" gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore "per rendere la prestazione lavorativa" (una volta si sarebbero chiamati gli "attrezzi di lavoro"), come pc, tablet e cellulari.

In tal modo - secondo il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali - viene fugato ogni dubbio, per quanto teorico, circa la necessità del previo accordo sindacale anche per la consegna di tali strumenti.

L'espressione "per rendere la prestazione lavorativa" comporta che l'accordo o l'autorizzazione non servono se, e nella misura in cui, lo strumento viene considerato quale mezzo che "serve" al lavoratore per adempiere la prestazione: ciò significa che, nel momento in cui tale strumento viene modificato (ad esempio, con l'aggiunta di appositi software di localizzazione o filtraggio) per controllare il lavoratore, si fuoriesce dall'ambito della disposizione: in tal caso, infatti, da strumento che "serve" al lavoratore per rendere la prestazione il pc, il tablet o il cellulare divengono strumenti che servono al datore per controllarne la prestazione.

Con la conseguenza - continua la nota in esame - che queste "modifiche" possono avvenire solo alle condizioni ricordate sopra: la ricorrenza di particolari esigenze, l'accordo sindacale o l'autorizzazione.

Perciò, sottolinea il comunicato 18.6.2015, non si autorizza nessun controllo a distanza; piuttosto, si chiariscono solo le modalità per l'utilizzo degli strumenti tecnologici impiegati per la prestazione lavorativa ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti con questi strumenti.

Il Ministero chiarisce, infine, che il nuovo articolo 4 rafforza e tutela ancor meglio rispetto al passato la posizione del lavoratore, imponendo:

  • che allo stesso venga data adeguata informazione circa l'esistenza e le modalità d'uso delle apparecchiature di controllo (anche quelle, dunque, installate con l'accordo sindacale o l'autorizzazione della DTL o del Ministero);
  • e, per quanto più specificamente riguarda gli strumenti di lavoro, che venga data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità di effettuazione dei controlli, che, comunque, non potranno mai avvenire in contrasto con quanto previsto dal Codice privacy.

La nota conclude sottolineando che - se il lavoratore non è adeguatamente informato dell'esistenza e delle modalità d'uso delle apparecchiature di controllo e delle modalità di effettuazione dei controlli dal nuovo articolo 4 -  discende che i dati raccolti non sono utilizzabili a nessun fine, nemmeno a fini disciplinari.

Vai al testo del "decreto attuativo" esaminato in via preliminare dal CdM

Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Moreno Morando

(18 giugno 2015)

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