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Si studia il modello francese

5200 emendamenti alla proposta di riforma del Senato

Critiche da FI e Lega. Malumori anche nel Pd.

Reduce dal successo elettorale, il governo Renzi punta alle riforme istituzionali, a partire da quella del Senato. Ieri l'incontro fra il ministro Boschi e il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Angela Finocchiaro (PD). Nel corso dell'incontro si è discusso del principale modello scelto dal governo per dare attuazione alla riforma: quello del Senato francese.

Un modello che sarebbe valido solo guardando al metodo di selezione dei nuovi membri del Senato. In Francia, infatti, i 348 senatori sono eletti in maniera indiretta da circa 150.000 grandi elettori (sindaci, consiglieri municipali, consiglieri dipartimentali e consiglieri regionali). In questo modo si genera spesso un Senato dove le piccole comunità locali sono sovrarappresentate. Il Senato francese, tuttavia, conserva gli stessi poteri dell'Assemblea Nazionale e pertanto le leggi proposte dal Governo o da una delle due camere devono essere ratificate da entrambi i rami del parlamento. 

La direzione indicata dalla Finocchiaro ha suscitato la reazione di Forza Italia che, attraverso il suo capogruppo in Senato, Paolo Romani, ha chiarito che il modello francese per l'elezione del Senato "è inaccettabile". Sul piede di guerra anche la Lega. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha stigmatizzato l'ispirazione a un modello che esclude l'elezione diretta dei nuovi membri del senato: "purtroppo ancora una volta si cerca di togliere la possibilità al popolo di eleggere i propri senatori cercando degli ibridi che consentano per legge alla sinistra di avere di partenza e artificiosamente l'80 per cento dei componenti di palazzo Madama

Critiche non mancano anche in casa PD. Da segnalare il commento del senatore Corradino Mineo (già inviato a Parigi della RAI per molti anni): "Nella Costituzione francese del '58 - spiega Mineo - tutto gioca intorno all'elezione diretta del presidente della Repubblica, dominus del governo (ma senza sporcarsi le mani, per quello c'è il primo ministro) e soprattutto garante della Costituzione e dello spirito repubblicano. Un sovrano costituzionale. Però, siccome elezione diretta e doppio turno suscitano, in Francia soprattutto, una dinamica giacobina e parigina, ecco che la Costituzione gollista pensò di offrire una tribuna alla pancia profonda e trascurata del paese, ai piccoli amministratori  che non toccano palla nella politica nazionale ma fanno i conti con tanti Asterix locali".

Intanto pesa sull'iter parlamentare della riforma l'ingente numero di emendamenti presentati dai singoli partiti sul testo della riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione presentato dal governo: circa 5.200 in tutto, di cui 3.806 della Lega. 161 gli emendamenti presentati dal Movimento Cinque Stelle, mentre quelli del Pd sarebbero circa 140, solo tredici, invece, gli emendamenti del Ncd. 

Francesco Colafemmina

(4 giugno 2014)

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