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Riforme

PD e M5S: niente accordo e nessun altro incontro in programma

Dopo l'apertura di giovedi' il comunicato della delegazione pentastellata sul Blog di Grillo ha scatenato la reazione dei democratici.

Le ultime parole di Renzi alla fine dell’incontro di giovedì con la delegazione del Movimento 5 Stelle avevano fatto pensare tutti ad un terzo incontro tra le due forze politiche, da tenersi dopo l’approvazione del ddl sulle riforme attualmente all’esame del Senato.

Il post della delegazione pentastellata sul blog di Beppe Grillo ha però completamente modificato la situazione. Si tratta di un vero e proprio ultimatum al Premier : “non c’è più tempo” scrivono Di Maio, Toninelli, Carinelli e Petrocelli, “gli italiani non possono essere presi per i fondelli ( in realtà, il termine usato comincia con la lettera per c, ed è composto da quattro lettere) per un’intera estate”.

Di Maio ed i suoi colleghi parlamentari del M5S, sostengono che, dopo tutto il tempo trascorso dal primo incontro e gli scambi epistolari tra le parti, si aspettavano che i democratici “arrivassero al tavolo con idee più chiare, una maggiore concretezza e anche più preparati”.

Hanno aggiunto, inoltre, “non si può pretendere la Luna. Malgrado tutti i proclami di rapidità, il succo è che su quasi tutto si è preso bradipescamente altro tempo. Il M5S era pronto a chiudere ieri.  Ci dispiace per il PD ma non c’è più tempo. Resta comunque la grande soddisfazione per l’apertura sull’introduzione delle preferenze nella legge elettorale che a questo punto diamo per confermata e che voteremo dopo la ratifica della proposta di legge elettorale concordata degli iscritti on line”.

Secondo i grillini, Renzi -a questo punto- dovrebbe andare avanti almeno su questo punto, evidenziando : “non crediamo che il segretario di un partito che ha avuto il 41 e rotti per cento alle ultime elezioni europee debba chiedere il permesso a un chicchessia di Forza Italia, terza forza politica nel Paese destinata all’implosione e guidata da un pregiudicato”.

I rappresentanti del M5S hanno, quindi, chiuso con un post scriptum che sembrerebbe escludere nuovi incontri con PD :”ieri sul tavolo si è ipotizzato un altro appuntamento. Ma al momento si preferisce la ratifica degli attuali punti fin qui negoziati da parte dei nostri iscritti. Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in aula”.

Pochi minuti dopo la diffusione del post dei pentastellati è partito il fuoco di sbarramento dei dirigenti del partito Democratico. Ha iniziato Matteo Renzi  con un lapidario “appena seduti al tavolo i rappresentanti del M5S sono stati subito sconfessati dal blog”. Ha proseguito Alessandra Moretti sottolineando che “il M5S perde tempo, peccato”.

Il vice segretario Lorenzo Guerini ha tuonato : “se vogliono rallentare le riforme andremo avanti comunque”; per finire con la consueta verve polemica dell’altro vice segretario di Renzi, Debora Serracchiani, che ha paragonato i pentastellati ad un personaggio di un film di Nanni Moretti.

Avevano ragione, quindi, quelli che fin dall’inizio -e, tra questi, anche noi del Quotidiano della P.A.- non avevano creduto molto nella concreta possibilità che si potesse arrivare ad un accordo tra PD e M5S sulla legge elettorale.

Il ragionamento è molto semplice : Renzi ha bisogno di portare “a casa” le riforme annunciate in tempi strettissimi. L’accordo del Nazareno con Silvio Berlusconi -salvo sorprese- dovrebbe consentirgli di raggiungere il risultato sperato senza dover cedere quasi niente a Forza Italia, rispetto al suo progetto iniziale.

Diverso il discorso con i grillini, che hanno comportamenti, dichiarazioni e procedure assolutamente fuori dagli schemi e, probabilmente, dal punto di vista degli interessi politici del Premier, appaiono “poco affidabili”. Nel post richiamato sopra si parla addirittura di voto degli iscritti sulla “proposta di legge elettorale concordata”. Ma, per la verità, nella riunione di giovedì non è stato raggiunto alcun accordo : nemmeno sulle preferenze.

Matteo Renzi ha diplomaticamente dimostrato attenzione per la proposta del M5S, ma si è solo riservato di iniziare una consultazione con tutti “quelli che consentono di fare le riforme”, riferendosi evidentemente a Forza Italia ed alle altre forze che sostengono la maggioranza parlamentare. Non si è impegnato in alcun modo a modificare l’Italicum introducendo le preferenze.

Se questo sia frutto dell’inesperienza o solo di un gioco delle parti, per cui -una volta sentito Grillo- si è poi deciso di affrettare i tempi, scaricando i ritardi sul Pd: questo è difficile dirlo.

Dall’altra parte, peraltro, va detto che “la reazione di chiusura all’unisono dei dirigenti del PD” nei confronti delle dichiarazioni dei parlamentari del M5S ha dato, ad alcuni osservatori, l’impressione che -tutto sommato- non si aspettasse altro in casa democratica.

L’esito dell’incontro di giovedì tra il PD ed i grillini aveva provocato qualche malumore tra i berlusconiani. Forse i renziani hanno pensato che, in fondo, è molto più pratico, veloce e conveniente tenersi stretto il “Patto del Nazareno” e dire addio ad ogni possibilità di accordo con il M5S; sempre ammesso che qualcuno, nella cerchia della maggioranza che guida il PD, abbia mai realmente pensato a questa eventualità.

Ad ogni buon conto, rispetto alla lettura che quasi tutti gli opinionisti avevano dato alla fine del secondo incontro tra PD e M5S, oggi si potrebbe dire, sintetizzando : “ abbiamo scherzato; nessuna possibilità di accordo con i pentastellati. Avanti col Patto del Nazareno”.

 

 

Moreno Morando

(18 luglio 2014)

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